Intervista – Abbiamo intervistato Marco Barsi e Francesca Marmiroli, ex studenti della Statale, vivono ad Alzano Lombardo, la zona più colpita dal Covid-19.
Ciao ragazzi, presentatevi.
Marco: “Sono Marco Barsi, abito insieme a Francesca Marmiroli ad Alzano Lombardo in provincia di Bergamo. Da piccolo ho praticato Karate e Jujitsu con una piccola parentesi di calcio a 7 e a 11, dove ho capito che non era proprio il mio sport, e sono passato così alla pallavolo che pratico ancora oggi da parecchi anni. Ho studiato in Statale dal 2011 al 2016 e mi sono laureato in Comunicazione digitale”.
Francesca: “Pratico pallavolo da 17 0 20 anni, comunque da tanto, e ho studiato Biologia in Statale dal 2011 al 2016”.
Come siete entrati a far parte della grande famiglia del CUS Statale? In quali squadre e campionati avete gareggiato?
F: “Sono entrata nella famiglia del CUS Statale al primo anno accademico grazie a una mia compaesana che giocava già nella Statale. Ho fatto dei meravigliosi provini con Roberto Sergio (Mastro), Chiara Lessa e Michele Beccia entrando così a far parte della mitica “SF2″, Statale Femminile 2. Ho giocato in questa squadra per 5 anni. Al terzo anno fu creata anche una squadra federale che iniziò militando nella seconda Divisione, che abbiamo vinto, passando così due anni in I Divisione”.
M: “Non ricordo l’anno in cui sono stato arruolato nel team del CUS Statale, ma se chiudo gli occhi riesco a vedere il momento. Vedo Mastro arrivare con una bici scassata in Celoria dopo che mi aveva contattato via cellulare, mi ha detto che avrei fatto parte della squadra “Statale 1″ e così è iniziato tutto”.
Competere nei CMU contro altre università portando i colori del vostro ateneo, come vi faceva sentire?
F: “Col passare degli anni la famiglia Verde Statale si sentiva sempre di più sia in campo che fuori. Era enorme e composta da persone provenienti dalla Sicilia o in Erasmus. Ricordo che quando giocavamo contro Bicocca, il Politecnico o la Cattolica eravamo super agguerrite e volevamo assolutamente vincere. Giocare insieme ci faceva sentire bene, avevamo un bello spirito”.
M: “Io non giocavo tutte le partite e quindi andavo a gettoni mentre lo zoccolo duro della squadra era sempre presente. Venivo a qualche partita quando riuscivo a coniugare gli impegni con la mia squadra mentre per nelle fasi finali sono sempre stato presente.”
F: “Esatto, le finali, sono la cosa che ricordo più di tutte. Era lì che lo spirito Statale emergeva più di tutte le altre università. Se una delle nostre squadre giocava la finale, tutti gli altri team della Statale erano presenti a fare il tifo. Inoltre al PalaCUS, nella giornata dedicata alle finali dei CMU, tutto era verde, in quelle occasioni si poteva quasi toccare con mano il cuore Verde Statale.”
Francesca, hai avuto l’onere e l’onore di essere capitano, com’è stata questa esperienza? Hai un aneddoto “da capitano” da raccontarci?
F: “Più che l’onere direi l’onore, anche se c’erano dei personaggi nella mia squadra con cui ho dovuto mediare. Si sa che in famiglia si litiga ma si vivono anche grandi gioie insieme. Un aneddoto da tramandare ai posteri è sicuramente Ibiza. Partita Statale Femminile 1 contro Statale Femminile 2, unico derby della storia vinto dalla Statale 2, ma solo perché le ragazze della prima squadra erano ubriache fradice. Subito dopo la vittoria, direttamente dal campo di gioco, tutto il team della Statale 2 si è tuffato in mare ancora vestito, è stato un bel momento.”
M: “Ricordo una grande prestazione corale ai CNU di Torino, in particolare nella fase si qualificazione per accedere alle fasi finali. Contro tutti i pronostici possibili immaginabili siamo riusciti a eliminare CUS Torino impedendogli di accedere alle ultime fasi. Prima di questa partita giocavano le femmine, mentre ci cambiavamo negli spogliatoi ricordo di aver frugato nella borsa di una ragazza e di aver trovato delle mutandine pulite, quindi me le sono messe in teste e ho posato per la foto, tra l’altro credo giri ancora su Facebook.”
Praticare sport in università permette anche di viverla diversamente, cosa pensate vi abbia dato in più lo sport?
F: “Io non riesco a concepire l’università senza lo sport. Sicuramente mi ha permesso di vivere il mio ateneo al 100%, grazie soprattutto alle conoscenze che ho acquisito e alle esperienze che ho vissuto. La realtà del CUS Statale però mi ha anche aiutato ad aprire la mente, a conoscere diverse mentalità, e, facendo l’insegnante, mi ha aiutato molto nel mio lavoro.”
M: “Sono di carattere più sportivo che studioso, la pallavolo e lo sport in università mi hanno permesso di esprimermi meglio rispetto allo studio. Nel mondo del lavoro certamente lo sport aiuta a relazionarsi meglio con un collega o avere rispetto per una figura che è al comando, che nel mondo della pallavolo può essere il coach o un titolare.”
F: “Sì! far parte del CUS vuol dire anche ampliare la propria rete di conoscenze, il che ti permette di interagire con personalità diverse. Inoltre, una cosa preziosa lo studio non ti dà è l’esperienza, un elemento che nel mondo del lavoro fa molta differenza.”
La zona dove abitate è la più colpita in Italia, voi come vivete la quotidianità? Come vi mantenete attivi?
F: “Dopo le prime due settimane dove io ero in crisi mentre Marco era più forte siamo riusciti ad acquisire una nuova routine. Di giorno lavoriamo in stanze separate, il che ci permettere di non ucciderci, mentre la sera ci troviamo e facciamo un po’ di esercizio fisico con dei circuiti. L’inizio è stato faticoso appunto perché Alzano Lombardo è stata una delle zone prima colpite e più colpite dal Covid-19. I suoni più presenti erano le sirene delle ambulanze, il rumore dell’elisoccorso e i numerosi rintocchi delle campane.”
M: “Per ingannare il tempo, oltre a fare sport, Francesca fa finta di fare yoga mentre io mi dedico al giardinaggio, facciamo puzzles, leggiamo, guardiamo film, giochiamo a Machiavelli (gioco di carte)”.
Perché secondo voi è vitale che la realtà del CUS Statale continui a vivere?
F: “Io non riuscirei a concepire l’università senza lo sport e in particolare senza il CUS Statale. Trovare una dimensione universitaria che ti permette di praticare sport e allo stesso tempo ti lascia il tempo per studiare non è cosa da poco. È vitale sostenere le attività de CUS anche per chi si trasferisce per studiare a Milano offrendo loro la possibilità di legare sport e studio, estendere le proprie conoscenze e rendere meno faticoso l’adattamento alla realtà di una città veloce e confusionaria come quella di Milano”.
M: “Ovviamente io ringrazio la pallavolo universitaria proprio perché prima di tutto ho trovato il mio amore. E inoltre per aver conosciuto tantissime belle persone, Roberto Sergio, Gabriele Alberici, Matteo Fontanesi, sono troppe persone da ringraziare.”
Grazie a Roberto Sergio e Matteo Fontanesi sono venuto a conoscenza della barzelletta “Hai capito?”, ma, hai capito a cosa si riferiscono??
M: “Sì. Non capisco mai gli esercizi o i time-out degli allenatori, anche quest’anno in Serie C vengo preso “per il culo” dai miei compagni. Dopo la spiegazione di ogni esercizio mi ritrovo a dover chiedere a ragazzi di 18 anni che esercizio c’è da fare o cosa ha detto il coach. Sono fatto così, mi distraggo facilmente. Però poi in campo quando c’è da mettere giù la palla l’ho sempre messa, potete chiedere conferma a Matteo Fontanesi o a Mastro.”
30 Marzo 2020