Interviste – Scopriamo insieme Alexandra e Virginia Troiani, atlete, studentesse e sport ambassador per il CUS Statale.
Conosciamo meglio. Parlateci un po’ di voi.
Alexandra (A): Sono al secondo anno di magistrale di Scienze storiche in Statale e sono sport ambassador del CUS Statale per Studi Umanistici. Quando non mi alleno o non studio, una delle mie passioni è fotografare le persone, magari mentre praticano atletica. Il mio percorso universitario va bene, anche se un p’ a rilento, dovendomi concentrare su allenamenti, gare. A volte capita di lasciare indietro qualcosa o che le gare siano lo stesso giorno dell’esame.
Virginia (V): Io mi sono invece laureata in triennale in Biotecnologia (curriculum agroalimentare), ora studio Biologia applicata alle scienze della nutrizione e sono sport ambassador del CUS Statale per Scienze e Tecnologie.
Da quanto praticate atletica leggera? Quali sensazioni positive vi trasmette?
A: Pratico atletica da 12 anni, ammetto che non è stato amore a prima vista. L’ho scelta perché mia sorella Virginia aveva deciso di lasciare il karate e, sia per comodità sia perché io e le mie sorelle siamo portate geneticamente a fare la stessa cosa, ho deciso anch’io di cimentarmi. In questi anni ho acquisito tantissima consapevolezza di me, l’atletica mi ha aiutato ad avere una maggiore stima nei miei confronti, mi ha fatto capire quanto sono determinata, di come sia capace di pormi degli obbiettivi e portarli a termine anche se il percorso può risultare faticoso.
V: Pratico atletica da circa undici anni. Mi è sempre piaciuto correre, da piccola con le mie sorelle correvo al parco, nel giardino di mia nonna, ma facevo karate. Poi ho iniziato atletica a 12 anni trovando la mia strada.
Correre per me è fondamentale, è qualcosa che non potrebbe mai mancare nella mia vita. Mi dà delle sensazioni di libertà, di controllo, e allo stesso tempo è la valvola di sfogo dello stress, di tutte le preoccupazioni, di tutti i problemi. Anche se è un impegno a livello agonistico molto importante, con allenamenti e competizioni che occupano gran parte della mia vita, correre è il mio mondo e l’atletica è la mia seconda casa.
È possibile studiare e fare sport ad alto livello in Italia?
A: È possibile ma non è semplice. A volte capita che le sessioni d’esame siano in concomitanza con le gare importanti e non tutti i professori sono disponibili a cambiare la data dell’appello per svolgere l’esame. Prima della pandemia e delle lezioni online, spesso era difficile seguire le lezioni con continuità a causa degli allenamenti, tuttavia, è possibile. Ho conseguito la laurea triennale con un ottimo voto e sto studiando tutt’ora nonostante l’atletica impegni molto tempo. Purtroppo l’università non prevede degli aiuti o delle borse di studio per chi pratica uno sport a livello agonistico e questo è un punto su cui riflettere.
V: Sono sempre riuscita a conciliare studio e sport, ho imparato ad organizzarmi da subito conoscendo i miei punti di forza. Ora è un’abitudine e non ho difficoltà. In Italia, rispetto a realtà come gli Stati Uniti d’America, è sicuramente più difficile conciliare sport e studio, soprattutto all’università, dove l’impegno è maggiore. Nei college americani l’atleta è tutelato e incentivato a continuare con lo sport, in Italia questa cultura non esiste.
Conciliare le due cose comunque non è impossibile; io ho anche la fortuna di correre per il Cus Pro Patria Milano, una società che mi ha sempre dato una mano con le disponibilità dei campi in cui allenarmi. Gli stessi professori hanno sempre avuto un atteggiamento positivo, non hanno mai denigrato la mia scelta di essere un’atleta di livello nazionale, anzi molte volte mi sono venuti incontro e sono stati disponibili. È comunque possibile inserire delle piccole accortezze a livello universitario per gli studenti che fanno sport a livello importante. Io comunque non ho riscontrato problemi e mi ritengo soddisfatta, anche se serve tanto impegno.
Cosa significa praticare lo stesso sport e competere con le proprie sorelle?
A: Gareggiare con le mie sorelle è sempre stato strano; senza dubbio è molto stimolante perché siamo competitive nonostante il nostro forte legame, quindi da un lato è una cosa che ci aiuta ma, dall’altro, è anche un limite. Quando gareggi contro un familiare, una persona a cui vuoi bene, tendi un po’ a essere meno “aggressivo”. Sicuramente, sia che perda o vinca contro di loro, non è un dispiacere, l’una è felice per l’altra. Alla fine, i lati postivi sono di più rispetto a quelli negativi.
V: Ho iniziato atletica con le mie sorelle, nello sport siamo sempre state unite, mentre a livello scolastico siamo sempre state separate. Ci sono due facce della stessa medaglia: allenarci assieme è un grandissimo punto di forza, ci stimoliamo sempre a vicenda e ci sproniamo a dare il meglio, c’è sempre un supporto fisico e mentale nei possibili momenti di difficoltà. Dall’altro lato c’è una grandissima competizione, siamo tutte molto motivate e vogliamo sempre raggiungere il meglio; questo non solo nelle gare ma anche in allenamento, e succede spesso che litighiamo. Ma è un problema che abbiamo affrontato facendolo diventare non un ostacolo, ma un qualcosa di positivo.
La pandemia come ha cambiato le vostre abitudini sportive?
A: Sono cambiate molto. Ho subito un infortunio e di conseguenza negli ultimi due anni non mi ero allenata particolarmente, avevo appena iniziato a dicembre, qualche mese prima della pandemia. È stato abbastanza traumatico perché all’inizio non sapevo bene come avrei potuto allenarmi. Ci sono stati momenti in cui per me era impossibile dare continuità alla preparazione atletica, quindi abbiamo iniziato ad allenarci in giardino con quello che avevamo in casa e facendo dei circuiti i garage. Prima del lockdown ci allenavamo circa 6 giorni a settimana, durante la pandemia abbiamo dovuto ridurre gli allenamenti di corsa perché l’asfalto è molto più traumatico della pista e non potevamo rischiare di farci male. Abbiamo ridotto di molto la corsa e ci siamo allenate per lo più sui circuiti di forza o con piccoli pesi. Non sono mancate le liti con la gente che ci vedeva correre dietro casa anche se eravamo entro i 200 metri come aveva stabilito il DPCM. È stato difficile ma in tre ce la siamo cavata meglio rispetto a chi doveva allenarsi da solo. La motivazione non è mancata dato che io e le mie sorelle ci spronavamo a vicenda e da questa esperienza abbiamo scoperto una forza maggiore in noi stesse perché siamo riuscite ad affrontare questo periodo sempre in modo positivo. Tutto sommato siamo riuscite a trarre il meglio da questa stagione. Se ripenso a qualche mese fa, rimango incredula su come sia rimasta serena, mi sembra come se avessi vissuto in una realtà parallela. Questo, però, mi ha dato una maggior carica per i prossimi periodi sperando che la pandemia si risolva il prima possibile.
V: La pandemia è stata decisamente uno shock, ha scombussolato diversi aspetti della vita e ha eliminato la stagione della gare. Molti atleti si lamentano dello spostamento delle competizioni ma era necessario e va riconosciuto.
È difficile programmare questa e la prossima stagione, perché c’è sempre una costante di incertezza: non si sa quali sono gli obiettivi e questo va a danno degli allenamenti. Stiamo cercando con l’allenatore di adattare gli allenamenti a dei possibili obiettivi che potranno esserci durante la stagione. È quindi importante essere flessibili, sapersi adattare e cambiare in corsa. A marzo io e le mie sorelle ci siamo arrangiate allenandoci in casa, creando circuiti, costruendo bilancieri artigianali e correndo nel parchetto sotto casa. Alla fine la stagione è stata salvata ed è anche stata molto più positiva rispetto a quanto ci si aspettava. Speriamo di poter continuare ad allenarci in sicurezza, ma se non dovesse essere così ci adatteremo nuovamente, sempre mantenendo uno spirito positivo, perché questa è stata la vera salvezza.
Le sorelle Troiani, grande determinazione, positività e spirito di sacrificio; tutta la redazione di Unimisport e lo staff del CUS Statale le ringrazia per l’ispirazione che infondono agli studenti dell’Università degli Studi di Milano in qualità di atlete e sport ambassador. Noi speriamo vivamente che Alexandra, Virginia e Serena possano presto ispirare non solo noi, ma tutto il mondo sportivo e universitario italiano.
Claudio Leuci e Giorgia Avola
8 Dicembre 2020